Il pedagogo e il libertino: Sul personaggio manipolatore nel romanzo del settecento francese
Collana: Francesistica
fuori catalogo
Il Settecento, si dice, è il secolo in cui l’individualità modernamente intesa – autonoma, indipendente, capace di darsi da sé le proprie leggi e i propri compiti – fa per la prima volta la sua comparsa nella rappresentazione letteraria. Ma il Settecento è anche il secolo che maggior fiducia ha investito nelle potenzialità dell’educazione, nell’attività formatrice della filosofia, nel filtro acculturante della sociabilité. Da questo problematico intreccio tra i due opposti principi dell’irriducibilità dell’esperienza individuale e della necessità della formazione, trae origine la straordinaria progenie di personaggi manipolatori – pedagoghi, libertini, pigmalioni, padri incestuosi, impostori, cospiratori – che popola le scene del romanzo francese. Figura di un delicatissimo compromesso, il manipolatore si offre ai romanzieri come un reagente immaginario con cui articolare fiducia e inquietudine, investimento e demistificazione, sperimentando di volta in volta, attraverso i diversi esiti cui approderanno i loro personaggi, la possibiltà di conciliare libertà e costrizione, soddisfazione e disciplinamento dei desideri, felicità privata e felicità pubblica – o dichiarando impossibili entrambe le cose.
Daniele Giglioli insegna presso l’Università degli Studi di Bergamo. Ha pubblicato, oltre a diversi studi di teoria e di critica letteraria, il volume Tema (Firenze, La Nuova Italia, 2001). Ha curato l’edizione italiana di C. Bremond, Il divenire dei temi (Firenze, La Nuova Italia, 1997), e (con F. Bertoni), di Quindici episodi del romanzo italiano (Bologna, Pendragon, 1999). Ha in preparazione uno studio sul topos del manoscritto ritrovato.
Titolo: Il pedagogo e il libertino: Sul personaggio manipolatore nel romanzo del settecento francese
Autore: Daniele Giglioli
Anno: 2002
ISBN: 978-88-87445-28-2
Pagine: 260
Collana: Francesistica
DESCRIZIONE
Il Settecento, si dice, è il secolo in cui l’individualità modernamente intesa – autonoma, indipendente, capace di darsi da sé le proprie leggi e i propri compiti – fa per la prima volta la sua comparsa nella rappresentazione letteraria. Ma il Settecento è anche il secolo che maggior fiducia ha investito nelle potenzialità dell’educazione, nell’attività formatrice della filosofia, nel filtro acculturante della sociabilité. Da questo problematico intreccio tra i due opposti principi dell’irriducibilità dell’esperienza individuale e della necessità della formazione, trae origine la straordinaria progenie di personaggi manipolatori – pedagoghi, libertini, pigmalioni, padri incestuosi, impostori, cospiratori – che popola le scene del romanzo francese. Figura di un delicatissimo compromesso, il manipolatore si offre ai romanzieri come un reagente immaginario con cui articolare fiducia e inquietudine, investimento e demistificazione, sperimentando di volta in volta, attraverso i diversi esiti cui approderanno i loro personaggi, la possibiltà di conciliare libertà e costrizione, soddisfazione e disciplinamento dei desideri, felicità privata e felicità pubblica – o dichiarando impossibili entrambe le cose.
Daniele Giglioli insegna presso l’Università degli Studi di Bergamo. Ha pubblicato, oltre a diversi studi di teoria e di critica letteraria, il volume Tema (Firenze, La Nuova Italia, 2001). Ha curato l’edizione italiana di C. Bremond, Il divenire dei temi (Firenze, La Nuova Italia, 1997), e (con F. Bertoni), di Quindici episodi del romanzo italiano (Bologna, Pendragon, 1999). Ha in preparazione uno studio sul topos del manoscritto ritrovato.
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